I criteri di valutazione dell’offerta tecnica: certificazione parità di genere

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I prossimi bandi di gara dovranno valorizzare i criteri sociali, ambientali, di tutela delle piccole e medie imprese che derivano dalla normativa specifica dettata per le opere del PNRR il cui ambito di applicazione è stato esteso anche a tutti gli appalti dei settori ordinari. Si colloca all’interno di questi criteri la nuova certificazione sulla parità di genere.

Riferimenti normativi

Certificazione parità di genere: I criteri di valutazione dell’offerta tecnica sono disciplinati dall’art. 95 del Codice dei contratti pubblici. Il comma 6 dell’articolo – infatti – fornisce un elenco di criteri utilizzati nei bandi per la valutazione della proposta tecnica: fra questi sono inclusi la qualità, le certificazioni aziendali in materia di salute e sicurezza, le condizioni di consegna, ecc.

Risulta chiaro che – secondo una regola di giurisprudenza prevalente – l’elenco di criteri previsti deve essere inteso solo in senso esemplificativo e non tassativo posto che la stazione appaltante può individuare i criteri che risultano maggiormente attinenti alla prestazione oggetto dell’appalto, secondo il canone di proporzionalità espresso dal medesimo articolo 95 citato.

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Tuttavia, a seguito delle modifiche normative introdotte dalle leggi n. 157 del 2019 e n. 108 del 2021, e da ultimo dalla legge n.79 del 2022, l’art. 95 ha visto l’inserimento di un comma 13, il quale prevede che nel bando di gara vengano indicate dalle amministrazioni aggiudicatrici una serie di condizioni e criteri che premiano i concorrenti nella fase di valutazione delle offerte. L’utilizzo dell’indicativo da parte del legislatore sembra lasciare spazio ad una interpretazione perentoria della disposizione che tuttavia sembra in contrasto con la discrezionalità insita nella scelta dei criteri di valorizzazione delle offerte tecniche, in relazione a quei canoni di attinenza e proporzionalità precedentemente indicati.

Nell’ambito dell’ultima modifica normativa citata è stata prevista la valorizzazione dell’adozione da parte dei concorrenti di politiche tese al raggiungimento della parità di genere comprovata dal possesso  di  certificazione  della  parita’ di  genere di cui all’articolo 46-bis del decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198.

La volontà di inserire premialità ai criteri indicati, ed in particolare a tale certificazione, trae le sue origini nell’ambito delle normative sugli appalti per le opere del PNRR (missione 5 “definizione di un Sistema nazionale di certificazione della parità di genere che accompagni e incentivi le imprese ad adottare policy adeguate a ridurre il gap di genere”) che sono stati poi recepiti per gli appalti dei settori ordinari.

La certificazione della parità di genere

Con decreto del Dipartimento per le Pari opportunità pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 152 del 1° luglio 2022 si è definito il quadro normativo di riferimento della certificazione per la parità di genere.

In primo luogo è precisato che la certificazione risponde alle prescrizioni fornite dalla prassi UNI/PdR 125:2022 i cui contenuti dovranno indirizzare le imprese ai fini della gestione della loro organizzazione.

Si tratta di una certificazione conseguibile a prescindere del settore di attività dell’impresa e dalle dimensioni aziendali che favorisce i principi dell’inclusione. In linea di principio ha la stessa struttura dei sistemi di gestione della qualità e l’azienda deve prevedere degli indicatori (KPI) utili alla misurazione delle azioni messe in campo che sono distinti in aree di valutazione quali:

  • Processi di organizzazione del personale;
  • Livello delle retribuzioni;
  • Possibilità di carriera;
  • Tutela della genitorialità.

Il Decreto ha altresì stabilito che i soggetti deputati al rilascio sono gli stessi organismi di valutazione della conformità accreditati in questo ambito ai sensi del regolamento CE765/2008. 

La certificazione risulta un importante strumento aziendale per ottenere 1) esoneri contributivi; 2) punteggio premiale per finanziamenti; 3) punteggio premiale per bandi di gara di appalti pubblici.

Considerato il quadro di riferimento e il contesto attuale è quindi prevedibile nel prossimo futuro che le stazioni appaltanti valorizzino il possesso della certificazione nei bandi di gara dei propri appalti.

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