Emanazione Nuovo Codice Appalti pubblici: alla ricerca della semplificazione

l’emanazione del nuovo Codice dei contratti pubblici

Il Consiglio di Stato, delegato dal Governo con la legge 21 giugno 2022, n. 78 recante “Delega al Governo in materia di contratti pubblici”, sta lavorando alla redazione del nuovo codice dei contratti pubblici allo scopo di restituire semplicità e chiarezza alla normativa. I lavori devono essere conclusi in tempi ristretti per poter arrivare all’iter di approvazione entro l’anno.

La situazione di partenza: la costante instabilità della normativa degli appalti pubblici

Nuovo codice appalti pubblici: la normativa in materia di contratti pubblici è stata finora caratterizzata da un tasso di variabilità estremamente elevato. Il legislatore mostra da sempre un elevato interesse per il settore risultando quello che più di frequente assiste ai suoi interventi di modifica. Il previgente Codice dei contratti pubblici (D.Lgs. n. 163/2006), in circa un decennio era stato interessato da modifiche per oltre la metà delle sue norme con una frequenza, in taluni di periodi, incessante e disarmante per gli operatori. La situazione non è cambiata con l’entrata in vigore del nuovo Codice (D.Lgs. n. 50/2016). A oggi, infatti, in un arco temporale breve dalla sua entrata in vigore, si registrano più di 30 interventi normativi con un aumento del ricorso alla decretazione di urgenza, con i connessi problemi di stabilità della normativa dovuti alle modifiche effettuate in sede di conversione. A ciò si aggiunga che, specie le ultime norme hanno introdotto regimi giuridici paralleli e temporanei che coesistono con regimi ordinari del Codice. Questo fenomeno ha aumentato la complessità dell’opera di interpretazione normativa e applicazione degli istituti con rilevante incertezza per le imprese e le stazioni appaltanti.

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 Lo scopo della riscrittura del nuovo Codice

Con la legge 21 giugno 2022, n. 78 recante “Delega al Governo in materia di contratti pubblici” ha preso avvio uno dei pilastri di riforma del Governo italiano al fine del conseguimento degli obiettivi di esecuzione delle opere del PNRR, la riscrittura del Codice dei contratti.

Riconosciuta la complessità normativa attuale e la burocrazia difensiva prodotta da un codice che ha ridotto la discrezionalità amministrativa e imbrigliato l’agere amministrativo, il governo ha riconosciuto la fondamentale importanza della riforma nella constatazione che le attuali tempistiche di progettazione, affidamento ed esecuzione delle opere pubbliche mal si adatterebbero ai tempi dettati dall’Unione Europea al fine di ottenere i fondi del piano NextGenerationEU, un’occasione unica per uscire più forti dalla pandemia, trasformare la nostra economia, creare opportunità e posti di lavoro.

La Commissione incaricata della redazione

Il Governo, nell’esercizio delle sue funzioni ha demandato al Consiglio di Stato quale massimo organo di giustizia amministrativa la redazione del nuovo Codice.

Attualmente risulta quindi costituita una Commissione presieduta dal Presidente del Consiglio di Stato, Franco Frattini, e composta da Consiglieri, Avvocati di Stato, giudici della Corte di Cassazione e della Corte dei Conti e tecnici della materia (Avvocati, Ingegneri e architetti, Professori universitari, esponenti del Consiglio superiore dei lavori pubblici e della Banca d’Italia) che sta lavorando alla scrittura dell’articolato con l’obiettivo di portare a termine l’attività entro i sei mesi dall’entrata in vigore della delega.

I criteri che devono ispirare la riforma

Rappresentate le problematiche di partenza e lo scopo di rendere il settore più rispondente agli obiettivi di spesa il Codice dovrebbe seguire le successive linee di sviluppo.

  • Chiarezza espositiva: dovrebbe essere adottato un codice snello con minori disposizioni secondo un approccio pratico che metta a disposizione degli operatori una disciplina semplicemente da attuare e non da interpretare.
  • Semplificazione: la normativa dovrebbe essere coerente e creare un quadro unitario e sistematico di azione nell’ambito del quale, nell’eventuale assenza di una disciplina di dettaglio, siano chiari i principi ispiratori del potere amministrativo. L’agere amministrativo non dovrebbe essere pià confinato in rigidi schemi mossi da diffidenza nell’operato dei funzionari pubblici ma dovrebbe essere orientato dal recupero della discrezionalità perduta in un clima di rinnovata fiducia nei confronti delle amministrazioni. Le stazioni appaltanti dovrebbero quindi essere dotate delle professionalità, competenze e dei mezzi per gestire con la richiesta “qualificazione” il ciclo degli appalti pubblici.
  • Massima digitalizzazione: si collega al possesso dei mezzi necessari a far decollare il sistema che deve abbandonare necessariamente le logiche burocratiche della gestione cartacea ma dell’implementazione di processi snelli, veloci e sicuri. Tale meccanismo muove dall’evoluzione tecnologica degli operatori degli appalti pubblici e di tutte le amministrazioni che a vario titolo intervengono o influenzano la gestione dell’appalto. Risulta allo scopo fondamentale l’integrazione nei processi e l’interoperabilità deisistemi.
  • Riduzione del gold plating: le Direttive europee sugli appalti dettato le linee di confine di una disciplina interna che essendo votata alla concorrenza non può non rispettare i relativi principi. Ulteriori esigenze interne (contrasto alla criminalità in particolare) hanno determinato nel legislatore italiano l’adozione di norme di maggiore vincolatività e impositive di oneri non in linea con la normativa europea. Nel nuovo Codice la problematica dovrà essere superata al fine di consentire una più ampia possibilità di scelta alle nostre amministrazioni.
  • Stabilità: la qualificazione delle stazioni appaltanti permetterà sicuramente di dotare le amministrazioni delle competenze necessarie ad affrontare le sfide degli appalti pubblici ma allo stesso tempo la normativa deve consentire una stabilità – mai posseduta – che permetta di operare con maggiore conoscenza e consapevolezza. Gli operatori economici soprattutto devono essere messi in condizione di avere a rifermento un quadro presente e futuro in base al quale orientare le proprie scelte imprenditoriali. L’incertezza crea indecisione e l’indecisione blocca le scelte.

Si auspica infine che l’entrata in vigore del nuovo Codice eviti il ripetersi del blocco degli appalti pubblici avvenuto all’indomani dell’emanazione del Codice del 2016 che sarebbe dannoso ai fini dell’adempimento degli impegni italiani in ambito europeo e avrebbe degli effetti irrimediabili sull’economia nazionale.

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